La Gravina di Ginosa
è d’un popolo la culla,
uno scrigno di cultura,
luogo sacro di memorie.
Un paese ivi sorse,
incavato nella pietra:
nelle grotte naturali
visse l’uomo primitivo.
A indigeni tenaci
si congiunsero migranti:
quella fossa sinuosa
fu dimora poderosa.
E la storia ci racconta
di trapassi epocali:
una razza primordiale
civil popolo divenne.
Crebbe tale con l’avvento
dell’ellenico fermento,
della greca esperienza,
di romana efficienza.
Da pagani e cristiani
fu passaggio decisivo:
furon grotte in Gravina
pur le chiese bizantine.
Quella fossa fascinosa
è prestigio sorprendente,
non discarica immonda,
cupo segno di degrado.
Il passato la esalta,
il presente la ignora:
il destino che v’incombe
è riscatto o rovina.
Pietro Tamburrano
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